Lettera patente firmata
Una pagina in-4
Torino li
stato di conservazione: buono (se non vedi estesi restauri)
Lettera patente firmata, datata 'Torino li' senza anno, del Re di Sardegna Vittorio Amedeo II, detto "la volpe savoiarda". Vittorio Amedeo Francesco di Savoia è stato duca di Savoia, marchese di Saluzzo e duca del Monferrato, principe di Piemonte e conte d'Aosta, Moriana e Nizza dal 1675 al 1720. Quando Carlo Emanuele II di Savoia morì improvvisamente, Vittorio Amedeo II si trovò ad esser duca ed erede al trono ad appena nove anni. La reggenza venne affidata alla madre, donna ambiziosa e intrigante ma non energica, la quale aveva tutto l'interesse a mantenere lo Stato sabaudo nell'orbita francese, in cui già si trovava, e possibilmente a conservare il potere. Per questo motivo "Madama Reale" (titolo che le spettava in quanto il suo defunto marito si era insignito del titolo di Re di Cipro, perché erede dei Lusignano) sorella di Maria Francesca di Savoia Nemours, regina del Portogallo cercò di indurre il figlio a un matrimonio con la cugina Isabella Luisa di Braganza, figlia di Pietro II del Portogallo. All'epoca, Vittorio Amedeo aveva soltanto tredici anni, per cui fu facile giungere all'accordo matrimoniale, che l'avrebbe visto divenire Re del Portogallo e che l'avrebbe obbligato al soggiorno a Lisbona dal momento della celebrazione del matrimonio. L'atto venne rogato il 15 maggio 1679. Ma il giovane principe non aveva intenzione di partire: quando il delegato lusitano, il Duca di Cadaval, arrivò a Torino, Vittorio Amedeo si dichiarò colto da un attacco di febbre finché non riuscì ad evitare le nozze. Per i suoi cittadini piemontesi, che avevano visto con terrore la possibilità che il loro Duca diventasse Re di Portogallo, temendo che il Piemonte si trovasse nella stessa condizione della Lombardia nei confronti della Spagna, fu momento di gran festa. Il documento è indirizzato contro coloro i quali "...s’introducono ne' paesi posseduti da nemici grani e vettovaglie"; per tale motivo, "...volendo che s’invigili all’arresto loro...", Vittorio Amedeo II ordina "di prestare al maggiore della città di Saluzzo Reynero l’assistenza, aiuto e manforte che dal medemo gli verrà nelle occorrenze per tal effetto richiesta...". Il documento accenna anche alle carceri di Cuneo quale destinazione degli arrestati. Una pagina in-4, carta intestata, controfirmata. Sigillo in cera sotto carta.
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