Lotti Bonino

Lot 345

Antonio Mancini (1852 – 1930)

Al mio Signore, 1908

La seduta d'asta si tiene il 29 febbraio 2024 alle 18:00 (IT Time)
Stima €15000 - €25000
Lotto aggiudicato a € 22500.00
Olio su tela
108 x 86 cm

Firma:
"A Mancini" al recto

Altre iscrizioni:
"Broome Park" ak recto

Provenienza:
Collezione Otto Messinger, Roma; Raccolta Alberto Fassini, Roma

Bibliografia :
P. D'Achiardi, "La collection Messinger", Roma, 1910, p. 307, ill. 158; A. Lancellotti, "La LXXX Esposizione di Belle Arti a Roma", in "Natura ed Arte", Milano, a. XIX, n. 11, 1 maggio 1910, p. 727; "Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma. LXXX Esposizione Internazionale di Belle Arti", (catalogo della mostra), Roma, 1910, p. 38, n. 250 o 256 ("Ritratto"); A. Lancellotti, in "Il Secolo XX", gennaio 1911, ill. p. 37; S. Bargellini, "Artisti d'oggi: "Antonio Mancini", in "Noi e il mondo", rivista mensile de "La Tribuna", anno VIII, n. 1, 1 gennaio 1918, ill. p. 70; Catálogo del tercer Salón de Otoño Fundado por la Asociación de Pintores y Esclultores, Madrid, ottobre 1922, p. 32, n. 398, ill. tavola fuori testo ("Hombre con flores"); Emilio Cecchi, "La collezione d'Arte del Barone Alberto Fassini. Vol. III, Pitture del secolo XIX e del secolo corrente", Milano-Roma, 1931, s.n.p., ill. tav. LXXIII; A. Lancellotti, "Antonio Mancini" in "Les Hirondelles. Art - Coutumes - Paysages", a. IX, n. 8, agosto 1931, ill. 164; "Prima Quadriennale d'Arte Nazionale sotto gli auspici di S.E. il Capo del Governo", catalogo della mostra, gennaio - giugno 1931, anno IX, Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale, Roma, 1931, s.n.p., n. 12 (come opera del 1910); D. Cecchi, "Antonio Mancini", Torino, 1966, p. 231; B. Mantura, in "Antonio Mancini. 1852-1930", catalogo della mostra, Spoleto, Palazzo Racani Arroni, 28 giugno - 1 settembre 1991, Milano, Palazzo della Permanente, 16 settembre - 27 ottobre 1991, a cura di B. Mantura, E. Di Majo, Roma, 1991, p. 10, ill. 11; R. Caputo, "La pittura napoletana del II Ottocento", con prefazione di F. Mazzocca, Sorrento, 2017, p. 246; C. Virno, "Antonio Mancini. Catalogo ragionato dell'opera", vol. I,"La pittura a olio su tela, tavola, carta e specchio", Roma, 2019, cat. 593, pp. 352 e 354, ill. 593

Esposizioni:
Amatori e Cultori, Roma, 1910; Salòn de Otoño, 1931; Prima Quadriennale, Roma, 1931

Stato di conservazione:
Condizione supporto: 90% (reintelo)
Condizione superficie: 90%

Il dipinto - che mostra la tipica quadrettatura preparatoria manciniana - risale al 1908, quando Mancini, dopo il suo rientro da Dublino, si fermò a Broome Park, non lontano da Londra, ospite di Mary e Charles Hunter, nella tenuta di Hill Hall vicino ad Epping, e di Sir Basil Heneage Dixwell Oxenden (1874-1919). Qui realizza tre opere, conosciute con i titoli "Al mio Signore" o "Il saluto", raffiguranti un uomo in pelliccia che offre dei fiore: curiosamente, il ritrattato è quasi omonimo dell'artista, un tale Domenico Mancini che serviva come autista e factotum di John Singer Sargent (1856-1925) e di Mary Hunter (1857-1933). In un appunto senza data su carta intestata del "Red Lion Hotel", che può riferirsi a quella in asta o ad un'altra delle tre versioni di "Al mio Signore", Mancini ricorda: «Madama Hunter portava da Londra tanti fiori finti così li feci nel canestro che Domenico Mancini mostra grande al vero». La composizione fu molto amata da Mancini, come testimonia non solo la scelta di misurarvisi tre volte. Per una delle due versioni a figura intera (Virno 2019, cat. 591) «il Maestro aveva una predilezione quasi gelosa. lo considerava forse l'opera suprema, insuperabile. Per questo la tenne sempre nel suo studio e rifiutò tutte le offerte». La versione in scheda venne portata dall'artista a Roma, per venderla, tramite il coloraio Giuseppe Giosi, al barone tedesco Otto Messinger, celebre collezionista e mercante di antichità che subito dopo, e fino al 1911, prese a contratto l'artista consentendogli la agognata stabilità economica. In nota del 10 novembre 1908, indirizzata a Giosi, Mancini scrive infatti: «La prego di consegnare il mio dipinto al Signor Messinger che la [sic] comprato». Si tratta di uno dei pochissimi quadri di Mancini che, pur facendo parte della collezione del barone tedesco, non venne da lui commissionato. Nel 1929, passò con altre opere alla collezione del barone Alberto Fassini, partecipando così a due tra le principali raccolte manciniane. Fassini lo esposte, insieme ad altri suoi dipinti, alla Quadriennale del 1931, consacrandolo tra le opere più note dell'artista.
L'interesse di Mancini per la fisionomia del suo omonimo naturalizzato inglese è testimoniato da altre tre opere (catt. 595-597).
I contenuti della scheda sono largamente debitori alle ricerche svolte per il catalogo ragionato dell'artista da Cinzia Virno (in particolare, schede 591-597).
Ringraziamo Cinzia Virno per aver confermato la autenticità dell'opera su base fotografica (comunicazione dell'8 agosto 2023).
L'asta include 100 lotti di varie provenienze, tra cui Veneto Banca SpA in LCA.

Per avere una visione completa dell’asta e del suo funzionamento si consultino, oltre al catalogo digitale dei lotti, le Regole della Vendita.

Chi partecipa all'asta dichiara di aver letto e compreso il Regolamento di vendita, come integrato dagli Aggiornamenti. Le commissioni d'asta, computate sul prezzo di aggiudicazione di ogni singolo lotto, sono pari a: per la parte del prezzo di aggiudicazione da € 0 fino a € 50.000, 26,64% + IVA; per la parte del prezzo di aggiudicazione da € 50.000 fino a € 1.600.000, 23,37% + IVA; per la parte del prezzo di aggiudicazione oltre € 1.600.000, 16,80% + IVA. Il pagamento deve avvenire tramite bonifico bancario entro 35 giorni naturali dalla seduta d'asta. Le penali per il tardivo pagamento sono pari al 20% dell'importo dovuto. L'importo dovuto per il tardivo ritiro corrisponde a tutte le spese sostenute dalla casa d'aste per ritirare il lotto nei modi posti dalle Regole della Vendita a carico dell'acquirente, per movimentarlo e per stoccarlo adeguatamente, inclusa protezione assicurativa, fino al ritiro da parte dello stesso o alla sua vendita forzata.
Olio su tela
108 x 86 cm

Firma:
"A Mancini" al recto

Altre iscrizioni:
"Broome Park" ak recto

Provenienza:
Collezione Otto Messinger, Roma; Raccolta Alberto Fassini, Roma

Bibliografia :
P. D'Achiardi, "La collection Messinger", Roma, 1910, p. 307, ill. 158; A. Lancellotti, "La LXXX Esposizione di Belle Arti a Roma", in "Natura ed Arte", Milano, a. XIX, n. 11, 1 maggio 1910, p. 727; "Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti in Roma. LXXX Esposizione Internazionale di Belle Arti", (catalogo della mostra), Roma, 1910, p. 38, n. 250 o 256 ("Ritratto"); A. Lancellotti, in "Il Secolo XX", gennaio 1911, ill. p. 37; S. Bargellini, "Artisti d'oggi: "Antonio Mancini", in "Noi e il mondo", rivista mensile de "La Tribuna", anno VIII, n. 1, 1 gennaio 1918, ill. p. 70; Catálogo del tercer Salón de Otoño Fundado por la Asociación de Pintores y Esclultores, Madrid, ottobre 1922, p. 32, n. 398, ill. tavola fuori testo ("Hombre con flores"); Emilio Cecchi, "La collezione d'Arte del Barone Alberto Fassini. Vol. III, Pitture del secolo XIX e del secolo corrente", Milano-Roma, 1931, s.n.p., ill. tav. LXXIII; A. Lancellotti, "Antonio Mancini" in "Les Hirondelles. Art - Coutumes - Paysages", a. IX, n. 8, agosto 1931, ill. 164; "Prima Quadriennale d'Arte Nazionale sotto gli auspici di S.E. il Capo del Governo", catalogo della mostra, gennaio - giugno 1931, anno IX, Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale, Roma, 1931, s.n.p., n. 12 (come opera del 1910); D. Cecchi, "Antonio Mancini", Torino, 1966, p. 231; B. Mantura, in "Antonio Mancini. 1852-1930", catalogo della mostra, Spoleto, Palazzo Racani Arroni, 28 giugno - 1 settembre 1991, Milano, Palazzo della Permanente, 16 settembre - 27 ottobre 1991, a cura di B. Mantura, E. Di Majo, Roma, 1991, p. 10, ill. 11; R. Caputo, "La pittura napoletana del II Ottocento", con prefazione di F. Mazzocca, Sorrento, 2017, p. 246; C. Virno, "Antonio Mancini. Catalogo ragionato dell'opera", vol. I,"La pittura a olio su tela, tavola, carta e specchio", Roma, 2019, cat. 593, pp. 352 e 354, ill. 593

Esposizioni:
Amatori e Cultori, Roma, 1910; Salòn de Otoño, 1931; Prima Quadriennale, Roma, 1931

Stato di conservazione:
Condizione supporto: 90% (reintelo)
Condizione superficie: 90%

Il dipinto - che mostra la tipica quadrettatura preparatoria manciniana - risale al 1908, quando Mancini, dopo il suo rientro da Dublino, si fermò a Broome Park, non lontano da Londra, ospite di Mary e Charles Hunter, nella tenuta di Hill Hall vicino ad Epping, e di Sir Basil Heneage Dixwell Oxenden (1874-1919). Qui realizza tre opere, conosciute con i titoli "Al mio Signore" o "Il saluto", raffiguranti un uomo in pelliccia che offre dei fiore: curiosamente, il ritrattato è quasi omonimo dell'artista, un tale Domenico Mancini che serviva come autista e factotum di John Singer Sargent (1856-1925) e di Mary Hunter (1857-1933). In un appunto senza data su carta intestata del "Red Lion Hotel", che può riferirsi a quella in asta o ad un'altra delle tre versioni di "Al mio Signore", Mancini ricorda: «Madama Hunter portava da Londra tanti fiori finti così li feci nel canestro che Domenico Mancini mostra grande al vero». La composizione fu molto amata da Mancini, come testimonia non solo la scelta di misurarvisi tre volte. Per una delle due versioni a figura intera (Virno 2019, cat. 591) «il Maestro aveva una predilezione quasi gelosa. lo considerava forse l'opera suprema, insuperabile. Per questo la tenne sempre nel suo studio e rifiutò tutte le offerte». La versione in scheda venne portata dall'artista a Roma, per venderla, tramite il coloraio Giuseppe Giosi, al barone tedesco Otto Messinger, celebre collezionista e mercante di antichità che subito dopo, e fino al 1911, prese a contratto l'artista consentendogli la agognata stabilità economica. In nota del 10 novembre 1908, indirizzata a Giosi, Mancini scrive infatti: «La prego di consegnare il mio dipinto al Signor Messinger che la [sic] comprato». Si tratta di uno dei pochissimi quadri di Mancini che, pur facendo parte della collezione del barone tedesco, non venne da lui commissionato. Nel 1929, passò con altre opere alla collezione del barone Alberto Fassini, partecipando così a due tra le principali raccolte manciniane. Fassini lo esposte, insieme ad altri suoi dipinti, alla Quadriennale del 1931, consacrandolo tra le opere più note dell'artista.
L'interesse di Mancini per la fisionomia del suo omonimo naturalizzato inglese è testimoniato da altre tre opere (catt. 595-597).
I contenuti della scheda sono largamente debitori alle ricerche svolte per il catalogo ragionato dell'artista da Cinzia Virno (in particolare, schede 591-597).
Ringraziamo Cinzia Virno per aver confermato la autenticità dell'opera su base fotografica (comunicazione dell'8 agosto 2023).
L'asta include 100 lotti di varie provenienze, tra cui Veneto Banca SpA in LCA.

Per avere una visione completa dell’asta e del suo funzionamento si consultino, oltre al catalogo digitale dei lotti, le Regole della Vendita.

Chi partecipa all'asta dichiara di aver letto e compreso il Regolamento di vendita, come integrato dagli Aggiornamenti. Le commissioni d'asta, computate sul prezzo di aggiudicazione di ogni singolo lotto, sono pari a: per la parte del prezzo di aggiudicazione da € 0 fino a € 50.000, 26,64% + IVA; per la parte del prezzo di aggiudicazione da € 50.000 fino a € 1.600.000, 23,37% + IVA; per la parte del prezzo di aggiudicazione oltre € 1.600.000, 16,80% + IVA. Il pagamento deve avvenire tramite bonifico bancario entro 35 giorni naturali dalla seduta d'asta. Le penali per il tardivo pagamento sono pari al 20% dell'importo dovuto. L'importo dovuto per il tardivo ritiro corrisponde a tutte le spese sostenute dalla casa d'aste per ritirare il lotto nei modi posti dalle Regole della Vendita a carico dell'acquirente, per movimentarlo e per stoccarlo adeguatamente, inclusa protezione assicurativa, fino al ritiro da parte dello stesso o alla sua vendita forzata.