Lotto terzi
Lot 158
Giuseppe Sotgiu (Olbia 1902 – Roma 1980)
Solidarietà Democratica
La seduta d'asta si tiene il 14 settembre 2023 alle 18:00 (IT Time)
Stima €100,00 - €150,00
€150.00
Quattro lettere autografe firmate
Cinque pagine in-8
stato di conservazione: buono (se non vedi estesi restauri)
Cinque pagine in-8
stato di conservazione: buono (se non vedi estesi restauri)
Quattro lettere autografe firmate (1950-1953) di Giuseppe Sotgiu. Avvocato, giurista e uomo politico, fu sindaco di Olbia dal 1970 al 1973. Figlio di Antonio Sotgiu, che fu sindaco socialista di Olbia tra il 1906 e il 1910, si trasferì a Roma per frequentare le scuole superiori. Nel dicembre 1922, a Olbia, il padre fu costretto a ingerire l'olio di ricino, da parte di squadracce fasciste, appositamente giunte da Civitavecchia. Nel 1949 Sotgiu fu iniziato nella loggia massonica romana Lira e spada, divenendo maestro massone. Avvocato penalista salì alla ribalta delle cronache nel cosiddetto "caso Montesi". Wilma Montesi era una giovane ventunenne trovata morta sulla spiaggia tra Capocotta (Roma) e Torvajanica, l'11 aprile 1953, in circostanze mai completamente chiarite. Sotgiu intervenne una prima volta nella vicenda, in qualità di avvocato del giornalista Marco Cesarini Sforza che, sulle pagine del giornale comunista 'Vie Nuove', aveva indicato in Piero Piccioni, figlio del vice segretario della Democrazia Cristiana dell'epoca Attilio Piccioni, uno dei personaggi coinvolti. A seguito della querela proposta dal Piccioni, Sotgiu si accordò con la controparte e convinse il suo cliente a ritrattare, dietro versamento di una semplice ammenda. Successivamente Piero Piccioni fu richiamato in causa da Silvano Muto, redattore del periodico Attualità, con accuse molto più gravi e circostanziate. Sotgiu scese in campo a difendere Muto nel processo per diffamazione intentato a quest'ultimo nel marzo 1954. Se lo scandalo 'Montesi' riempì le colonne dei giornali negli anni cinquanta, nel decennio successivo fu il caso' Bebawi' a occupare le cronache romane. Il 18 gennaio 1964, in un appartamento di via Lazio, in Roma, fu scoperto il corpo di Farouk Chourbagi, ucciso a colpi di pistola e poi sfregiato al volto con il vetriolo. Dopo due giorni di indagini, furono arrestati dall'Interpol due coniugi egiziani: Claire Ghobrial e Yussef Bebawi, fuggiti ad Atene subito dopo il fatto. Sotgiu fece parte del collegio di difesa. Dopo due anni di dibattimento e circa trenta ore di camera di consiglio, gli imputati furono assolti in primo grado per insufficienza di prove. Due anni più tardi la Corte d'appello condannò entrambi gli imputati, in contumacia, a ventidue anni ciascuno. Il penalista olbiese era uscito dalla vicenda con l'aura di "Principe del foro". Le missive vertono su questioni professionali relative all’attività di "Solidarietà Democratica". Il Comitato di solidarietà democratica è stato un movimento attivo nello scenario politico italiano nato a seguito dell'attentato a Palmiro Togliatti che coinvolse molti importanti giuristi italiani: "Mi duole di comunicarti che mi trovo nella assoluta impossibilità di partecipare sia al processo di Macerata che a quello di Velletri. Ho esaminato attentamente i miei impegni, sia alla Provincia, sia professionali...". Per un totale di cinque pagine in-8, unita lettera dattiloscritta diretta a Sotgiu.
Quattro lettere autografe firmate
Cinque pagine in-8
stato di conservazione: buono (se non vedi estesi restauri)
Cinque pagine in-8
stato di conservazione: buono (se non vedi estesi restauri)
Quattro lettere autografe firmate (1950-1953) di Giuseppe Sotgiu. Avvocato, giurista e uomo politico, fu sindaco di Olbia dal 1970 al 1973. Figlio di Antonio Sotgiu, che fu sindaco socialista di Olbia tra il 1906 e il 1910, si trasferì a Roma per frequentare le scuole superiori. Nel dicembre 1922, a Olbia, il padre fu costretto a ingerire l'olio di ricino, da parte di squadracce fasciste, appositamente giunte da Civitavecchia. Nel 1949 Sotgiu fu iniziato nella loggia massonica romana Lira e spada, divenendo maestro massone. Avvocato penalista salì alla ribalta delle cronache nel cosiddetto "caso Montesi". Wilma Montesi era una giovane ventunenne trovata morta sulla spiaggia tra Capocotta (Roma) e Torvajanica, l'11 aprile 1953, in circostanze mai completamente chiarite. Sotgiu intervenne una prima volta nella vicenda, in qualità di avvocato del giornalista Marco Cesarini Sforza che, sulle pagine del giornale comunista 'Vie Nuove', aveva indicato in Piero Piccioni, figlio del vice segretario della Democrazia Cristiana dell'epoca Attilio Piccioni, uno dei personaggi coinvolti. A seguito della querela proposta dal Piccioni, Sotgiu si accordò con la controparte e convinse il suo cliente a ritrattare, dietro versamento di una semplice ammenda. Successivamente Piero Piccioni fu richiamato in causa da Silvano Muto, redattore del periodico Attualità, con accuse molto più gravi e circostanziate. Sotgiu scese in campo a difendere Muto nel processo per diffamazione intentato a quest'ultimo nel marzo 1954. Se lo scandalo 'Montesi' riempì le colonne dei giornali negli anni cinquanta, nel decennio successivo fu il caso' Bebawi' a occupare le cronache romane. Il 18 gennaio 1964, in un appartamento di via Lazio, in Roma, fu scoperto il corpo di Farouk Chourbagi, ucciso a colpi di pistola e poi sfregiato al volto con il vetriolo. Dopo due giorni di indagini, furono arrestati dall'Interpol due coniugi egiziani: Claire Ghobrial e Yussef Bebawi, fuggiti ad Atene subito dopo il fatto. Sotgiu fece parte del collegio di difesa. Dopo due anni di dibattimento e circa trenta ore di camera di consiglio, gli imputati furono assolti in primo grado per insufficienza di prove. Due anni più tardi la Corte d'appello condannò entrambi gli imputati, in contumacia, a ventidue anni ciascuno. Il penalista olbiese era uscito dalla vicenda con l'aura di "Principe del foro". Le missive vertono su questioni professionali relative all’attività di "Solidarietà Democratica". Il Comitato di solidarietà democratica è stato un movimento attivo nello scenario politico italiano nato a seguito dell'attentato a Palmiro Togliatti che coinvolse molti importanti giuristi italiani: "Mi duole di comunicarti che mi trovo nella assoluta impossibilità di partecipare sia al processo di Macerata che a quello di Velletri. Ho esaminato attentamente i miei impegni, sia alla Provincia, sia professionali...". Per un totale di cinque pagine in-8, unita lettera dattiloscritta diretta a Sotgiu.
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